Contatori Enel: regolari o no? Iniziano a circolare seri sospetti.

I contatori “intelligenti”, installati specialmente da Enel, non solo non sarebbero controllati ma comporterebbero anche maggiori oneri per gli utenti a causa del loro malfunzionamento. Inoltre, a partire dalla fine di giugno, si possono dimenticare i contratti di maggior tutela per luce e gas. Come riusciranno i consumatori a risparmiare?

Contatori Enel e disfunzioni. Da molti giorni circolano “strane voci” sulla regolarità dei contatori “intelligenti” installati da Enel (e, con modelli identici, da altre utilities, per un totale di 35 milioni di pezzi) a partire dal 2001 non sarebbero né certificati, né controllati e funzionerebbero male, con la conseguenza di addebitare all’utente cifre superiori a quelle dovute. Data la serietà dei sospetti, l’associazione di tutela dei diritti dei cittadini, Codici, ha cominciato a raccogliere adesioni per una class action contro Enel. L’associazione lancia l’allarme in seguito alle segnalazioni su alcune possibili disfunzioni dei contatori elettronici Enel e sulla difficoltà di farli controllare e, eventualmente, sostituire e ottenere rimborsi. Si è scoperto che i contatori elettrici, a differenza di tutti gli altri strumenti di misura, come bilance o erogatori di liquidi, non vengono verificati e piombati prima dell’uso dall’ufficio metrico delle Camere di Commercio, né controllati periodicamente.

Dal recepimento della direttiva europea del 2004, la Metrological Instruments Directive (MID), a fine 2007, l’Italia, seppur ha visto un adeguamento dei contatori Enel alle norme MID (si distinguono, infatti, per l’etichetta che, accanto al simbolo CE della conformità europea, presenta anche la M di MID e la data di fabbricazione), non ha ancora predisposto controlli periodici sui contatori.

Enel rigetta le accuse. Enel Distribuzione dichiara: “non c’è nessuno strumento non a norma”. Spiegano, infatti, che gli apparecchi sono sempre stati conformi alle norme vigenti sia prima che dopo il 18 maggio 2007″. I rappresentanti di Enel chiariscono, inoltre, che la fornitura viene assegnata tramite gare europee, che richiedono ai partecipanti standard di qualità molto alti e che prevedono controlli prima ancora della gara, per verificare l’affidabilità di chi ha fatto domanda. E, di fronte all’obiezione che i contatori che funzionino male dopo l’installazione non sono sottoposti a nessun controllo, i due rappresentanti Enel ribattono che, pur non essendo prevista dalla legge alcuna verifica periodica dei contatori elettrici in bassa tensione, tuttavia, Enel effettua circa 150mila controlli ogni anno sui contatori. (Controlli da effettuare sui contatori elettronici Enel.)

Possibilità di controlli, ma con riserva. Al cittadino dubbioso sul buon funzionamento del suo contatore Enel risponde che può farlo controllare. Tuttavia sui controlli c’è da rilevare qualcosa di discutibile. Infatti, i controlli ufficiali sui contatori li può fare solo l’Enel, visto che quelli fatti privatamente, oltre a doverseli pagare il cliente, non sono riconosciuti. È necessario, insomma, un atto di fede nei confronti del gestore dal momento che manca una figura super partes, che controlli e dirima le controversie.

Lacunosità della legislazione in materia. La vicenda, finita in Parlamento, è stata oggetto, nel 2013, di un’interrogazione da parte del M5S, che chiedeva delucidazioni, a cui ha risposto il Ministero dello Sviluppo Economico. La risposta scritta ammetteva, oltre a una certa lacunosità della legislazione in materia, che neanche la MID specifica chi e ogni quanto debba controllare i contatori elettrici, rimandando a norme nazionali in materia. Il Ministero aggiunge che i controlli partiranno dal 2016 e, paradossalmente, riguarderanno solo i contatori più recenti a norma MID (e quindi meno bisognosi di verifica). Si resta, intanto, in attesa di un decreto ad hoc, che non è ancora stato elaborato.

Controlli sì, ma a che prezzo? Ultimo, ma non meno importante, aspetto da considerare è che il controllo di 35 milioni di contatori, a 50 euro ciascuno, equivarrebbe a una spesa di 1,75 miliardi di euro. Onere, come è facile intuire, a carico dei consumatori finali.

Fine del mercato tutelato. A completamento di questo scenario si deve aggiungere che, a partire dal 30 giugno di quest’anno, saranno cancellati definitivamente i contratti di maggior tutela nel gas mentre, esattamente un anno dopo, avverrà la stessa cosa per l’elettricità. In altre parole, si potranno dimenticare i contratti che riproducono le vecchie tariffe amministrate, in vigore prima della liberalizzazione per le famiglie e le piccole e medie imprese, che scelgono di non affidarsi agli operatori concorrenti, i quali, spesso e volentieri, distribuiscono aggravi pur promettendo grandi risparmi. La conseguenza di questo provvedimento sarà che gli attuali clienti protetti saranno, loro malgrado, costretti a scegliere una delle offerte sul mercato libero. Sia l’Authority di settore che l’Antitrust rassicurano che rafforzeranno il sistema di vigilanza e di sanzione insieme ai servizi di informazione e di consulenza per i consumatori.

Ma se la legge sarà approvata -secondo le associazioni dei consumatori- “le famiglie italiane saranno obbligate a scegliere un nuovo contratto di fornitura sul Mercato libero e l’Autorità per l’energia non potrà più stabilire i prezzi di riferimento per elettricità e il gas per i clienti domestici e le PMI. Di conseguenza, si sancirebbe anche la fine del ruolo di Acquirente Unico, che fino ad oggi ha comprato a prezzi vantaggiosi l’elettricità nel mercato all’ingrosso per i clienti del Mercato Tutelato, assicurando un’efficace tutela di prezzo ai piccoli clienti elettrici. Sarebbero, dunque, le società a stabilire i prezzi e non è difficile immaginare un aumento in bolletta per i piccoli clienti: troppo grande è, infatti, la disparità di potere contrattuale fra gli operatori energetici ed i piccoli consumatori” .

di Ivan Meo
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