Quanto consuma una stufa a pellet? Il mercato delle stufe a pellet ha registrato negli ultimi anni un aumento di vendite vertiginoso. Scopriamo i motivi.

Come funzionano? Il funzionamento delle stufe a pellet è molto simile a quello delle stufe tradizionali a legna. Alcuni modelli necessitano di un collegamento elettrico, poiché il pellet viene infiammato da una resistenza elettrica mentre il tiraggio della canna fumaria viene indotto da una ventola alimentata anch’essa elettricamente. Le stufe sono dotate di un serbatoio che può contenere dai 15 a 60 kg di pellet e che permette alla stufa di autoalimentarsi fino all’esaurimento del combustibile nel vano.

Il funzionamento parte da una coclea che indirizza il pellet dal serbatoio alla camera di combustione, all’interno della quale viene immessa aria da un aspiratore posto sotto il braciere; quest’ultimo consente allo stesso tempo la fuoriuscita dei fumi dello scarico. Il calore generato dalla combustione esce fuori dalla stufa e, nel caso si tratti di una termostufa, una parte del calore viene sfruttato per riscaldare uno scambiatore di acqua sanitaria collegato all’impianto termico.

Caratteristiche. Si tratta di impianti sicuri, che rispettano l’ambiente, consumano poca elettricità e hanno un buon rendimento termico. Questi sistemi utilizzano come combustibile solido il pellet, un prodotto ecologico ottenuto da trucioli e segatura, ossia dagli scarti della lavorazione del legno che vengono essiccati e pressati in forma cilindrica. La capacità legante della lignina – una particolare sostanza contenuta nel legno – permette inoltre di ottenere un prodotto compatto senza aggiungere additivi o altre sostanze chimiche.

Quanto risparmia? Nonostante il continuo aumento del prezzo del pellet, questo combustibile permette comunque ottimi risparmi sul riscaldamento, che possono superare anche i mille euro annui. Per capire quanto può risparmiare una stufa a pellet, bisogna considerare sia i costi d’installazione che di mantenimento: si tratta infatti di un investimento ammortizzabile nell’arco di qualche anno.

Valutiamo quanto può risparmiare una stufa a pellet. Supponiamo di voler riscaldare un ambiente di 60 mq, corrispondente ad un appartamento di piccole dimensioni o alle zone più frequentate durante la giornata e nelle ore serali per un’abitazione di dimensioni maggiori. Eseguiamo i calcoli supponendo di far funzionare una stufa a pellet di media qualità, programmata per accendersi alle 7 del mattino e di spegnersi alle 7 di sera. Si stima un consumo medio di 15 kg di pellet per 12 ore di funzionamento. Un sacco da 15 kg di pellet di qualità discreta, ha un prezzo che si aggira intorno a 3,50 euro.

Ora confrontiamo i 10 kWh di potenza sviluppato con un metro cubo di metano con i 4,8 kWh sviluppato con 1kg di pellet. Ciò vuol dire che necessitano 2,083 kg di pellet per produrre lo stesso calore generato da un metro cubo di metano. Consumando 15 kg di pellet al giorno, risparmiamo 7,2 metri cubi di metano. Il costo di un metro cubo di metano si aggira intorno ai 0,78 euro che, moltiplicato per i metri di cui necessiteremmo per il riscaldamento di un giorno, ci permette di ottenere il prezzo totale del metano di cui necessitiamo, pari circa 6 euro.

In pratica, invece di spendere 6 euro al giorno la stufa a pellet ci permette di spenderne 3,50 euro, con un risparmio giornaliero di 2,50 euro e mensile di 75 euro. Supponendo di riscaldare l’ambiente da metà ottobre a metà aprile, il risparmio ammonterebbe a 450 euro.

A questo punto occorre effettuare una stima dell’investimento iniziale, ipotizzando di acquistare una stufa di media qualità dal prezzo di circa 1500 euro e un costo d’installazione di 500 euro. Tale importo sarà in parte recuperato attraverso le agevolazioni, conto termico o incentivi Irpef. In entrambi i casi, i costi iniziali verrebbero ammortizzati in pochi mesi.

Esistono degli incentivi? La facilitazione più usata è quella delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie che prevede detrazioni pari al 65%. L’acquisto di stufe a pellet rientra dunque nella tipologia di interventi ammessi alla detrazione fiscale per lavori di risparmio energetico, che per effetto degli ecobonus è stato innalzato a 65% per tutte le spese effettuate tra il 6 Giugno 2013 e il 31 Dicembre 3014, 30 Giugno per gli interventi realizzati nelle parti comuni dei condomini. L’unica condizione per usufruire della detrazione IRPEF è che il rendimento della stufa non sia inferiore al 70%. Per godere del bonus, non occorre alcuna comunicazione preventiva, come invece è previsto per la ristrutturazione edilizia. L’agevolazione consiste nel detrarre dall’Irpef una parte degli oneri sostenuti per l’acquisto della stufa, dividendo l’importo in dieci rate annuali.

Esiste poi il Conto termico, un incentivo erogato con un pagamento diretto da parte del GSE (Gestore Servizi Energetici). Non si tratta di una detrazione fiscale, bensì di un rimborso in due rate erogate in due anni. Il contributo varia in base alla zona climatica e alla potenza installata, ma riguarda solo le sostituzioni di apparecchi già installati (stufe a legna o vecchie stufe a pellet). Per accedere al Conto Termico è necessario presentare la seguente documentazione:

-fattura di acquisto del nuovo apparecchio;

- dichiarazione di conformità e fattura d’installazione;

- scontrino d’acquisto del pellet “di qualità” conforme alle normative (UNI EN 1491-2, Classe A1 o A2, legna da ardere).

Occorre inoltre documentare la sostituzione del vecchio generatore.

Quali sono i vantaggi? Il vantaggio principale delle stufe a pellet riguarda il suo rendimento, che raggiunge il 90 % quando il pellet è di buona qualità. Per capire la qualità è importante valutare il colore – meglio se bianco e uniforme – l’assenza di vernici, terra o sostanze chimiche e l’umidità: una buona capacità di riscaldamento si ottiene con il pellet asciutto. Le stufe a pellet sono in grado di riscaldare qualsiasi ambiente, poiché la loro potenza varia tra i 2 kW ai 100 kW. Una stufa da 12 kW può riscaldare un ambiente di 100 mq.

Dott.ssa Giada D’Amato

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